Bianco. Rosato. Rosso. Forte e vivo
va rianimando e rallegrando il cuore
quando mano gentil l’abbia dosato
che, se misura abbonda per errore,
diviene ebbro chi lo bevve insensato,
procurandosi dolo e malore.
Puro ci appare quando, ben celato,
del grappolo nel nettare si asconde,
fin dagli antichi tempi molto amato.
Robusto, al sangue sa donar conforto.
Sorbito caldo fugge via il malanno.
Seppellisce il dicembre di ogni anno,
se, in coppa ne fa festa lieto sorso
alla mensa del re, o del tapino,
cambia di marca, giammai l’innato
umore, memoria viva dell’antico licore
che seppe confortar Noé sull’Arca.
Che sia novello, oppur, un po’ invecchiato,
temperato all’ambiente, o ancor ghiacciato,
mantenuto in bottiglia, o dentro un tino,
regalo è degli dei per noi: è vino.

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