"Se i cavalli potessero pensare, si immaginerebbero un dio cavallo” Succhiando un giorno sangue da un equino, una zanzara lo udì mormorare: “Grazie, mio Dio, del dono tuo divino, ché solo noi cavalli Tu creare volesti a immagine e somiglianza di Te che abiti lassù nel cielo, stringendo un patto con noi d’alleanza, nitrendoci un santissimo Vangelo, per noi creando prati ed erba e frutti, animali a tenerci compagnia, persino gli uomini pur se son brutti e troppo inclini alla soverchieria, strumento di castigo che Tu invii quando i cavalli sono peccatori ed ai comandamenti son restii, che di salvezza son mallevadori. Soltanto noi di anima e ragione dotasti, e di virtù spirituali, da esercitar con la sottomissione che sulla terra ci fa tutti uguali (pur se asini e muli son diversi, anch’essi son puledri del Signore, non devono su loro rivalersi, sapendosi di razza superiore, i purosangue nobili destrieri: ognuno si rassegni alla sua sorte, la frusta accettino dei carrettieri, ché un premio certo avran dopo la morte)”. Si stupì la zanzara: “Ma che idea! Possibile non sappiano i cavalli che sol con le zanzare Dio si allea, e le punisce se commetton falli? Che di mammiferi colmò il pianeta, di sangue fresco ricchi serbatoi, delle zanzare necessaria dieta, piaghe però inviandoci, ahinoi!, se trasgrediamo i comandamenti, prosciugando gli stagni, una moria provocando di uomini ed armenti, di sangue fresco grave carestia? Ma se li rispettiamo, un paradiso ricco di acque e senza insetticidi ci attende contemplando quel Suo viso, e lascia pur che il cavallo ci invidii”. Si tuffò nello stagno, infastidita da queste assurdità una verde rana, sdegnando di abbassarsi a una smentita che il dio Batrace riterrebbe vana. Lorenza Franco