“Se il buon Dio”, mi ha detto una credente, “ha creato le piante, ciò vuol dire, che l’uomo ben ne può usufruire”, e delle piante non gli importa niente. Ma la superbia è un peccato mortale, già condannato dal dio delle piante che le creò, ed ama tutt’ e quante, proteggendole sempre da ogni male. La pensano altrimenti gli altri dei, ognuno vuole la supremazia e aperta solo a sé ogni altra via. Che importa se ci sei o non ci sei? Ogni specie vivente vuole un dio a propria immagine e somiglianza, e deplora delle altre l’arroganza, ciò che tu credi tuo, invece è mio. Insetti, mammiferi, pesci e uccelli, intenti a sopravvivere e figliare senza farsi dagli altri sopraffare, impegnandosi in gare ed in duelli. Ma una specie ha sconvolto la natura, si crede superiore e onnipotente, spazio non lascia agli altri, è prepotente, sconvolge, sopraffà e fa paura. Premi e castighi anche su se stessa s’inventa una morale a proprio uso, ragiona in modo rigido ed ottuso, fa sacrifici umani con la messa. Forse indignato il dio degli animali, con il dio delle piante si confronta. A che mai serve una divina impronta, se non si può volare senza ali? 25 settembre 2018, Lorenza Franco