... non ci sarebbe bisogno di pregarlo. Chi prega mette in dubbio l’esistenza di Dio, ma deve esser perdonato. Colpa non ha chi è disperato, ed ha un concetto errato di coscienza. Della morte la perentorietà panico induce e disperazione ed è questa la giustificazione per inventarsi la divinità. Non si chiedevano grazie agli dei, ma solamente la loro presenza, subito avvertita in opulenza di frutta, latte, pane, buoi e agnei. Ma quanto più potente il nuovo dio! Finite le ingiustizie, guerre, mali, non si uccidon fra loro gli animali, il padre ti amerà e pur lo zio. Ma forse io m’illudo? Forse sbaglio… Credo in un dio crudel che m’ha creato[1]. Forse che per vergogna si è occultato, senza lasciar nemmeno uno spiraglio? Chi muore ancor sul campo di battaglia? Chi soffre per orrende malattie o psicofisiche patologie, chi spara, e bombe e razzi ancora scaglia? Non fate il bene se siete credenti, ai non credenti lasciatelo fare. D’opportunismo non si può accusare chi premi non pretende inesistenti in luoghi strani, in mondi iperuranii, in paradisi soltanto mentali, in angeli con le arpe e con le ali[2]. [1] Parole di Jago nell’Otello di Verdi. [2] L’esapodia non esiste in natura, è una mostruosità. O braccia o ali.