Spartaco insorse e liberò gli schiavi,
eppur non so se io l’avrei seguito.
Poiché mi sorridevi e mi chiamavi
la schiavitù con te ho preferito.
Diventano leggere le catene,
quando sei tu che me le stringi intorno;
in gioia si trasformano le pene,
monili son per me, di cui mi adorno.
Guardo la libertà che s’allontana,
ma io, vigliacco, resto col padrone,
come se fosse l’unica fontana,
che nemmeno dà acqua a profusione.
Di quel che tu mi dai io mi contento
e, per amore, sopravvivo a stento.
Apocrifo n. 156 da I Sonetti di W. Shakespeare
tradotti e interpretati da Lorenza Franco, Ed. La Vita Felice, 2000, p. 163