Come un uccello che risponde al fischio
che simula il suo canto, ed è ingannato,
così risposi a te, e non vidi il rischio
che mai nessun, vincendo, ha affrontato.
Ora il mio canto ha un unico tema,
la tua bellezza che m’alletta e fugge,
mentre la musa mia sospira e trema,
di averti sol per sé sempre si strugge.
Sono ammalianti i tuoi soavi accenti,
ma con che parsimonia li dispensi!
Viver mi fai tra estasi e tormenti,
ti prendi gioco dei miei cinque sensi.
Ma un re non deve mai rendere conto
a chi, ai suoi piedi, ad ubbidire è pronto.
Apocrifo n. 155 da I Sonetti di W. Shakespeare,
tradotti e interpretati da Lorenza Franco, Ed. La Vita Felice, 2000, p. 163