La miglior cosa che possa capitare ad un uomo è non nascere. (Sofocle, Edipo a Colono, v.1224)[1] Anche se il Cosmo non ha altra modalità che l'uomo per poter prendere consapevolezza di sé, non avrebbe dovuto, no, non avrebbe dovuto servirsi di me. Disse la fata: «Su, schiocca le dita, un desiderio potrai realizzare.», ed io non stetti lì molto a pensare, chiesi di non essere mai esistita. Così, adesso, non sono più niente, non sento il freddo, non sento il calore, non avrò mai più bisogno d'amore, non ho più un corpo e nemmeno una mente. Senza la bocca, non so ringraziare la buona fata, ma lei già lo sa. Io non sono qui e non sono là, non faccio del Ben, non faccio del Male. Lorenza Franco Dall’Edipo a Colono, vv.1224 e sg.: Non vedere mai la luce/ vince ogni confronto,/ ma una volta venuti al mondo/ tornare subito là donde si giunse/ è di gran lunga la miglior sorte… (trad. Franco Ferrari) Qohelet: più fortunato l’aborto dell’uomo più felice. [1] Cfr. Erodoto I,31 e Teognide I,425-428; è un topos ripreso anche da Aristofane, Lucrezio, Cicerone, Leopardi.