La lavanda

Quale profumo ho ancora sulle dita,
che qualche verde incanto han visitato?
Le piante del giardino ho interrogato,
ma la risposta ancor non ho capita.

E’ un olezzo appena bisbigliato,
che a poco a poco si trasforma in canto.
Della dea Flora è sicuro vanto,
ma ciò che cerco, non l’ho mai trovato.

Non è la poesia della rosa,
il caprifoglio ancor non è fiorito.
Il rosmarino è lì, tutto impettito,
la sua fragranza è solo appetitosa.

E’, l’oleandro, un albero egoista,
dai calici altezzosi ed inodori.
Del cielo inappagati adoratori,
non mi concedon mai un’intervista.

Dei gigli resta una sfiorita traccia,
mentre l’ortensia ancor non è sbocciata.
Il glicine ha battuto in ritirata,
la rosa con le spine mi minaccia.

Ma dove son finiti i tulipani?
Chi ha offeso i loro bulbi? Qualche talpa?
Verso altri lidi il mio pensiero salpa,
mentre il profumo insiste sulle mani.

Se volgo troppo in alto la domanda,
non otterrò che risposte boriose,
ma… se m’abbasso a quelle zolle erbose
si disvela il mistero: è la lavanda.

19. 6.1998               Lorenza Franco

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