Il sorbo mi conosce da trent’anni, sempre giovane lui, ma non più io. Chi acciacchi non incontra né malanni, ride di me col suo verde fruscio. Intento a pennellarsi di arancione, non è che più di tanto al resto badi. Non va sprecata la calda stagione, i favori del tempo presi a gradi. S’imbiancheranno di neve i suoi rami, un’esperienza nota e ripetuta, primaverili aspettando richiami, ma un’altra chioma rimarrà canuta. Meno severo dei pini imponenti, il gelo chi affrontò con allegria, rivestirà di luce le sementi, del sole che catturan la magia, macchiando di sorrisi le sue fronde, senza bisogno di un tronco maestoso, mentre le rondini sotto le gronde, gli porgono il saluto lor chiassoso. Gocce di sole cadranno dai rami, si chiuderanno i nidi e le persiane, l’autunno dedicandosi ai ricami gialli e vermigli di alture montane. Arrivederci alla prossima estate, inchina i rami il sorbo nel saluto, stupito di partenze or affrettate, per un po’ di maltempo dispiaciuto. Lorenza Franco