È in nome di Dio, non di Allah, che oggi troppi uccidono.
(Arrigo Levi, Corriere della Sera, 23 luglio 1994)
È, l’ateismo, un dovere morale.
Per poco vino, il padre di famiglia
poteva uccider madre, moglie, figlia.
Morir dovea, per certo, la Vestale1.
Il Massimo Pontefice la pace
doveva ricomporre con gli dei.
Sepolta viva agonizzava lei,
lui fa il proprio dover, e si compiace.
Così si placa l’ira dei Celesti.
Sette vittime2 ha oggi Allah ottenuto,
per lui, chi uccide, non sarà perduto,
l’anima salveran riti funesti.
Mi chiaman nella chiesa le campane,
ma anche oggi il prete andrà deluso.
Il ciel sarà per me per sempre chiuso,
pur se al povero dono un po’ di pane.
Il Bene stesso sia premio del Bene,
castigo al Male sia il Male stesso.
I miei peccati, io, non li confesso,
né chiedo alcun compenso alle mie pene.
Non sia quel bimbo che nasce a Natale,
vittima festeggiata dalla gente,
a pagar le mie colpe. Lestamente
lo torrò dal presepio, e più del male
nessuno Gli farà. Non credo in Dio,
e i miei peccati me li pago io.
Lorenza Franco
[1] Se aveva lasciato spegnere il fuoco sacro a Vesta. Dio con noi! era lo slogan dell’esercito tedesco durante l’ultima guerra mondiale.
[2] Sette italiani uccisi da assassini islamici. Non esiste il fondamentalismo: o si è religiosi o si è liberi pensatori anche se inconsapevoli.