E’, l’esistenza, da sempre finita:
di terra fatti, terra ancor saremo [1].
Del Nulla al Fato non ci sottrarremo,
dal Nulla al Nulla è l’arco della vita.
Un Nulla che abbiam già sperimentato
senza saperlo, quando là eravamo,
ma di tornarvi noi non sopportiamo,
per consolarci Mistero chiamato.
Noi giuravamo di voler sapere
di galassie e neuroni ogni dettaglio,
di ogni scienza colpire il bersaglio,
della sapienza tutta l’acqua bere.
Ma il Cosmo sbriciolato non risponde
come avremmo voluto, e ciò ci accora.
La verità, che spaventa e addolora,
sommerger or vorremmo nelle onde
dell’Illusione che più dà conforto,
per nostalgia di superstizione,
nelle certezze della tradizione,
che ripudiò il curioso malaccorto [2].
Prenda congedo la filosofia
dell’Essere da quei travestimenti:
Spirito, Razza, Dio, Fine dei Tempi,
Destino e Natura ed Eresia.
Tutto fu già permesso e proibito,
nessuna norma è universale:
furto ed incesto non son sempre male,
l’infanticidio non sempre aborrito.
Non c’è il Dover-Essere in Natura,
nell’Essere annullato a piacimento.
L’uomo decide il suo comportamento,
ma il voler obbedire [3] rassicura.
Di Etica assetato, di Uguaglianza,
Destra e Sinistra sempre più vicine
- del comunismo sappiamo la fine -
l’indignazione quasi stravaganza,