Senofane, filosofo greco (570 – 470 a.C.)

"Se i cavalli potessero pensare, si
immaginerebbero un dio cavallo”
 

Succhiando un giorno sangue da un equino,
una zanzara lo udì mormorare:
“Grazie, mio Dio, del dono tuo divino,
ché solo noi cavalli Tu creare

volesti a immagine e somiglianza
di Te che abiti lassù nel cielo,
stringendo un patto con noi d’alleanza,
nitrendoci un santissimo Vangelo,

per noi creando prati ed erba e frutti,
animali a tenerci compagnia,
persino gli uomini pur se son brutti
e troppo inclini alla soverchieria,

strumento di castigo che Tu invii
quando i cavalli sono peccatori
ed ai comandamenti son restii,
che di salvezza son mallevadori.

Soltanto noi di anima e ragione
dotasti, e di virtù spirituali,
da esercitar con la sottomissione
che sulla terra ci fa tutti uguali

(pur se asini e muli son diversi,
anch’essi son puledri del Signore,
non devono su loro rivalersi,
sapendosi di razza superiore,

i purosangue nobili destrieri:
ognuno si rassegni alla sua sorte,
la frusta accettino dei carrettieri,
ché un premio certo avran dopo la morte)”.

Si stupì la zanzara: “Ma che idea!
Possibile non sappiano i cavalli
che sol con le zanzare Dio si allea,
e le punisce se commetton falli?

Che di mammiferi colmò il pianeta,
di sangue fresco ricchi serbatoi,
delle zanzare necessaria dieta,
piaghe però inviandoci, ahinoi!,

se trasgrediamo i comandamenti,
prosciugando gli stagni, una moria
provocando di uomini ed armenti,
di sangue fresco grave carestia?

Ma se li rispettiamo, un paradiso
ricco di acque e senza insetticidi
ci attende contemplando quel Suo viso,
e lascia pur che il cavallo ci invidii”.

Si tuffò nello stagno, infastidita
da queste assurdità una verde rana,
sdegnando di abbassarsi a una smentita
che il dio Batrace riterrebbe vana.

Lorenza Franco

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