Che sia asessuata, quindi morta[1], maschil vendetta per realizzare contro le donne, creature amare, che non debbon varcare quella porta: la porta del piacere e della vita, che al Maschio deve esser riservata. La femmina, comunque infibulata[2], conosca del Calvario la salita. Quell'umido recesso tenebroso, che l'aldiqua collega all'aldilà, sacro terrore sempre incuterà. Sanguina a volte, fatto misterioso[3], ed opera sicura del demonio, da cui bisogna prender le distanze, senza badare alle rimostranze: è tassativo il Deuteronomio[4]. Immune da prolassi penzolanti, s'armò la donna di una mela o un vaso. Aperto per dispetto oppur per caso, son femminili i mali funestanti. In basso aperta, perciò chiusa in alto[5], mai non faccia sentir la sua parola. Tacita Muta, disperata e sola, di Hermes subirà il triplo assalto. Lorenza Franco --------------------------------------- [1] Nella mitologia classica Tacita Muta o Dea Tacita è la dea che personifica il silenzio. Amata da Zeus, non seppe mantenere il segreto e fu colpita col mutismo (strappo della lingua) e con la relegazione nel regno dei morti. Durante la discesa all’Ade, Hermes psicopompo la violentò tre volte. [2] Fisicamente o psicologicamente. [3] Purissimo sangue venoso. Rientra in quell’ammasso di sozzure che esce dal ventre della donna (Bibbia). È contaminante per un rabbino stringere la mano ad una donna. Se poi è giovane, potrebbe essere mestruata! [4] Che non riconosce alla donna alcuna autonomia. A morte se non è vergine o incinta se non si sa chi l’ha fecondata. [5] Noto slogan antropologico. Fonte: Le donne non possono morire, di Lorenza Franco, Edizioni Nuove Scirtture, 2012, p. 87