Mènega

Non ti dimentico, Ménega1, sai,
ti vedo ancor seduta sul divano,
posata in grembo la ruvida mano,
che in gioventù non riposò giammai.

Di tuo padre ubriaco nella stalla
mi raccontavi, poi di tuo marito
per lavorare all'estero partito.
Tu, con tre figli, nella casa gialla

a coltivar la terra rimanevi.
Facevi pur la domestica a ore,
per poche lire, a casa del dottore.
L'amor, che cosa fosse, non sapevi.

Il prete non voleva le malizie,
la man non ti prendeva il fidanzato.
Hai tanto lavorato e faticato,
queste, di vita, le sole delizie.

Ti chiesi un dì se almeno tuo marito
un picciol bacio t'avesse mai dato.
T'illuminasti: "Sì, una volta è stato!",
e la gota indicasti con il dito.
 
Lorenza Franco




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[1] In ricordo della signora Domenica Caratti di Tirano.

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